Portraits 2011
Location: Padua (Italy)
Day: 15 March 2011
lunedì 14 marzo 2011
giovedì 10 marzo 2011
"Ummi " (mia madre) è un mio tributo a Mahmoud Darwish e alle donne
Mentre mi trovavo a parlare con mia madre davanti ad un caffé caldo,durante una una delle tante conversazioni da cui spesso traggo consiglio e conforto, mi è tornata in mente una poesia straordinaria "Ummi" del grande poeta palestinese Mahmoud Darwish.
Spesso questa poesia è stata considerata come una metafora della Palestina, nonostante Mahmoud Darwish abbia sempre affermato di parlare semplicemente di sua madre.Allora ho pensato che mia madre,che tutte le madri fossero la metafora perfetta di questa poesia.
Fossero l'ancora di salvezza di una nazione, forti e coraggiose quanto una nazione che vuole affermare i propri diritti.
Questa poesia rappresenta per me un inno dunque a tutte le madri del mondo per il loro ruolo straordinario e l'impegno nella vita sociale.
Con le mie foto ho sempre cercato di dare un piccolo omaggio alla donna e a questo grande poeta arabo scomparso spero grazie a loro di esserci riuscita.
Per mia Madre
Bramo il pane di mia madre
il caffé di mia madre
il tocco di mia madre
Cresce in me l’infanzia
giorno dopo giorno
ed amo la mia vita… perché
nell'ora della mia morte
mi vergogno delle lacrime di mia madre !
E se tornassi indietro un giorno
prendimi velo per tue ciglia
e copri le mie ossa con erba
benedetta dalla tua caviglia.
E stringi le mie catene
con un ricciolo dei tuoi capelli
con un filo penzolante dall’orlo del tuo vestito.
Forse diverrei un dio
un dio diverrei…
se toccassi le profondità del tuo cuore !
Se tornassi indietro … usami
combustibile nella fornace del tuo fuoco,
corda da panni sul tetto della tua casa,
perché divenni debole per stare in piedi
senza la tua preghiera giornaliera.
Diventai vecchio decrepito.
Restituiscimi le stelle dell’infanzia
così che io,
condivida con i piccoli uccelli
il percorso di ritorno
verso il nido della tua attesa.
Tante poesie di Mahmud Darwish sono state spesso riprese dal famoso cantante libanese Marcel Khalifeh che spesso ha collaborato assieme a lui, questa è "Ummi" suonata e cantata da lui.
Spesso questa poesia è stata considerata come una metafora della Palestina, nonostante Mahmoud Darwish abbia sempre affermato di parlare semplicemente di sua madre.Allora ho pensato che mia madre,che tutte le madri fossero la metafora perfetta di questa poesia.
Fossero l'ancora di salvezza di una nazione, forti e coraggiose quanto una nazione che vuole affermare i propri diritti.
Questa poesia rappresenta per me un inno dunque a tutte le madri del mondo per il loro ruolo straordinario e l'impegno nella vita sociale.
Con le mie foto ho sempre cercato di dare un piccolo omaggio alla donna e a questo grande poeta arabo scomparso spero grazie a loro di esserci riuscita.
Per mia Madre
Bramo il pane di mia madre
il caffé di mia madre
il tocco di mia madre
Cresce in me l’infanzia
giorno dopo giorno
ed amo la mia vita… perché
nell'ora della mia morte
mi vergogno delle lacrime di mia madre !
E se tornassi indietro un giorno
prendimi velo per tue ciglia
e copri le mie ossa con erba
benedetta dalla tua caviglia.
E stringi le mie catene
con un ricciolo dei tuoi capelli
con un filo penzolante dall’orlo del tuo vestito.
Forse diverrei un dio
un dio diverrei…
se toccassi le profondità del tuo cuore !
Se tornassi indietro … usami
combustibile nella fornace del tuo fuoco,
corda da panni sul tetto della tua casa,
perché divenni debole per stare in piedi
senza la tua preghiera giornaliera.
Diventai vecchio decrepito.
Restituiscimi le stelle dell’infanzia
così che io,
condivida con i piccoli uccelli
il percorso di ritorno
verso il nido della tua attesa.
Tante poesie di Mahmud Darwish sono state spesso riprese dal famoso cantante libanese Marcel Khalifeh che spesso ha collaborato assieme a lui, questa è "Ummi" suonata e cantata da lui.
martedì 1 marzo 2011
Traduzone interviste
Scritto dalla giornalista Salwa Yasin
2011/10/01 Amman – Giordania
'Può dire di più una donna in un sospiro che un uomo in un sermone' (Arnold Haultain).
Questo sentimento fa certamente eco nella collezione in bianco e nero fotografico di Fatima Abbadi. Le sue opere sono un omaggio al soggetto femminile, accattivante e seducente: trascendono la cultura e la razza per evocare la rara bellezza nei trascendentali momenti della vita delle donne di tutto il mondo. Questa è la prima mostra di Fatima Abbadi in Giordania, ma ha già esposto numerose volte in Italia. L'ispirazione per Fatima Abbadi deriva da fotogiornalisti e fotografi di strada come Henri Cartier-Bresson, Eduard Boubat e Eugene Smith, la cui scelta della fotografia in bianco e nero è un tentativo mirato a enfatizzare le emozioni del soggetto senza la distrazione o articolazione che il colore può produrre. Una convinzione che anche Fatima Abbadi stessa ha fatto sua.
Le opere sono un insieme eclettico di diverse scene di donne nella loro vita quotidiana sia in Europa che in Medio Oriente. In queste foto vengono catturati attimi di giovani e meno giovani donne e, ognuno, racconta distintamente un'unica e personale storia di vita. In una delle fotografie, la visione della schiena di una donna che cammina mentre sta portando il suo bambino in braccio, è tanto semplice quanto profondamente è in grado di raccontare la filosofia fotografica dell'artista. Le donne sono viste tradizionalmente come protettrici nella società e questo è spesso dato per scontato, un punto sapientemente illustrato attraverso la scelta d'angolazione in questa fotografia. Solo il volto del bambino è visibile e raffigura il modo in cui il ruolo fondamentale svolto dalle donne è, spesso, ignorato.
2011/10/01 Amman – Giordania
'Può dire di più una donna in un sospiro che un uomo in un sermone' (Arnold Haultain).
Questo sentimento fa certamente eco nella collezione in bianco e nero fotografico di Fatima Abbadi. Le sue opere sono un omaggio al soggetto femminile, accattivante e seducente: trascendono la cultura e la razza per evocare la rara bellezza nei trascendentali momenti della vita delle donne di tutto il mondo. Questa è la prima mostra di Fatima Abbadi in Giordania, ma ha già esposto numerose volte in Italia. L'ispirazione per Fatima Abbadi deriva da fotogiornalisti e fotografi di strada come Henri Cartier-Bresson, Eduard Boubat e Eugene Smith, la cui scelta della fotografia in bianco e nero è un tentativo mirato a enfatizzare le emozioni del soggetto senza la distrazione o articolazione che il colore può produrre. Una convinzione che anche Fatima Abbadi stessa ha fatto sua.
Le opere sono un insieme eclettico di diverse scene di donne nella loro vita quotidiana sia in Europa che in Medio Oriente. In queste foto vengono catturati attimi di giovani e meno giovani donne e, ognuno, racconta distintamente un'unica e personale storia di vita. In una delle fotografie, la visione della schiena di una donna che cammina mentre sta portando il suo bambino in braccio, è tanto semplice quanto profondamente è in grado di raccontare la filosofia fotografica dell'artista. Le donne sono viste tradizionalmente come protettrici nella società e questo è spesso dato per scontato, un punto sapientemente illustrato attraverso la scelta d'angolazione in questa fotografia. Solo il volto del bambino è visibile e raffigura il modo in cui il ruolo fondamentale svolto dalle donne è, spesso, ignorato.
Nonostante le diversità delle foto, all'interno di ogni pezzo si riconosce una universalità che si fonde in ogni fotografia: l'esperienza femminile. Il tema centrale è che, indipendentemente dalla loro ubicazione, le donne 'sono tutti uguali, la base è sempre la stessa '. La collezione è una vera e propria riflessione sulla vita personale dell'artista, appartenente a due culture diverse, giordana e italiana. Fatima Abbadi spiega che il suo miscuglio di nazionalità dà una prospettiva unica sulla cultura, sulla società e specialmente sulla visione delle donne. La sua 'parte' araba le permette di individuare in che modo 'le donne arabe sono speciali'. Un punto che lei si sente in dovere di sottolineare, a causa del pensiero generale sulle donne arabe che comunemente ha sentito durante le sue esposizioni in Europa. Fatima Abbadi vuole rompere le barriere che circondano la percezione della donna araba in Occidente, e la sua collezione è un chiaro sforzo atto a illustrare le somiglianze tra le due donne (araba ed europea) che servirà a sua volta ad aiutare a cancellare le divisioni nella percezione in entrambe le società. Sulla base di questa mostra si può prevedere che questa giovane artista femminista araba avrà molta influenza e successo, sia sul panorama artistico che nell'essere parte di coloro che lottano per abbattere gli stereotipi in Oriente e in Occidente.
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“Women through my lens”
scritto Taufiq Abed – Al Jazzera Net – 11/01/2011
Fatima Abbadi, fotografa Italo-Giordana, ha scelto la macchina fotografica come strumento per concentrarsi sulle donne per spiegare i loro misteri, i loro sentimenti e la loro femminilità. Fatima Abbadi in questa galleria in Amman, espone 62 fotografie in bianco e nero dove ha immortalato momenti di felicità, di tristezza e di malinconia. In questa intervista data per Jazeera Net, l'artista dichiara di voler trasmettere alla società le sue origini e la sua storia mediorientale e vuol far vedere tramite la sua fotografia che la donna araba (forte) riesce a raggiungere i propri obiettivi, non come viene normalmente etichettata (sconfitta – rinchiusa in casa ad accudire figli, cucinare e guardare la TV).
Fatima Abbadi ha realizzato varie mostre in Italia dimostrando che anche il medio oriente possiede una cultura dell'arte, musica, letteratura e dei talenti, e tentando di demolire gli stereotipi sul mondo arabo,facendo notare che per il raggiungimento dei suoi obiettivi, si ispira continuamente a poeti come Ahmad Shawki, Nizar Qabbani, Mahmud Derwish e cantanti come Fairuz e Oum Kalthum. Per Fatima Abbadi la donna è come un cofanetto pieno di sorprese, non sai mai cosa trovi all'interno, e tramite la sua fotografia si possono scoprire queste sensazioni nascoste; il segreto della bellezza di una donna sta nella sua sensibilità e nel modo in cui è in grado di esprimerla.
Bianco e Nero
Fatima Abbadi sostiene che è difficile scoprire la femminilità, ma tramite la fotografia si possono esternare i sentimenti, la maternità, l'attrazione, la tristezza e la felicità, ed aggiunge che non c'è differenza tra una donna araba ed una europea, perché i sentimenti sono unici e comuni: si potrebbe dire che la diversità sta solo nel modo in cui essi vengano esternati in base alla cultura di appartenenza.
Fatima Abbadi ha scelto il bianco e nero come mezzo di comunicazione per descrivere i sentimenti della persona fotografata perché le sfumature del grigio, secondo lei, enfatizzano ed allo stesso tempo danno un tocco classico e misterioso ai soggetti ritratti.
Il momento fotografico nasce quando lei entra in contatto con gli occhi della donna che intende fotogragare:
con uno sguardo riesce a capire se se sia o meno il caso di scattare. Questo grazie al fatto che essendo una fotografa donna, trova più facile entrare in comunicazione con il soggetto femminili e quindi riesce comprendere e catturare i suoi sentimenti.
L'appartenenza alla cultura araba, l'amore per l'arte, le usanze e la religione sono date dal padre giordano; dalla madre italiana derivano una visione delle cose da molteplici punti di vista e la mentalità aperta. Dall'Italia, paese d'arte, ha appreso l'amore per le cose, la conservazione ed il restauro.
Dicono di lei
Dal punto di vista del responsabile del Centro Fotografico Giordano, Hassan Al-Damuni, le foto di Fatima Abbadi sono belle e specialmente perchè sono state scattate in bianco e nero, focalizzandosi sull'unione tra la donne occidentale e mediorientale (essendo lei di origine araba e vive in occidente), e che ancora non ha raggiunto a pieno il suo obiettivo di portare completamente entrambe le culture.
L'artista Abd Al-Majeed Halawa descrive al Jazera Net Fatima Abbadi come artista e critica, perché è riuscita a far vedere tramite la fotocamera vari aspetti ed esperienze che ha avuto delle due culture; è stata coraggiosa nel farci vedere questo suo punto di vista appartenente alle due culture araba e occidentale e con un occhio accurato ha selezionato i suoi scatti.
La responsabile della Galleria, Majdoline AL-Gazzawi Al-ghoul: “questa nuova esperienza ci ha portato qualcosa di nuovo e contiene un messaggio che ci focalizza sui sentimenti delle donne e mette in evidenza la femminilità mondiale, che in questa era annebbiata sta venendo meno; ogni fotogramma infatti racconta una situazione femminile particolare. L'utilizzo del bianco e nero è uno strumento sincero per mostrare le intimità di donne che vengono riprese senza accorgersene.”