lunedì 24 dicembre 2012
mercoledì 12 dicembre 2012
ROGER WATERS
"To Kill The Child"
"To Kill the Child"/"Leaving Beirut" is a 2004 CD single (released in Japan only) written and performed by Roger Waters.
"To Kill The Child"
The child lay
In the starlit night
Safe in the glow of his Donald Duck light
How strange to choose to take a life
How strange to choose to kill a child
Hoover, Blaupunkt, Nissan Jeep
Nike, Addidas, Lacoste and cheaper brands
Cadillac, Amtrak, gasoline, diesel
Our standard of living, could this be a reason
That we would choose to kill the child
That we would choose to kill the child
Allah, Jehovah, Buddah, Christ
Confucius and Kali and reds, beans and rice
Goujons of sole, ris de veau, ham hocks
Lox bagels and bones and commandments in stone
The Bible, Koran, Shinto, Islam
Prosciutto, risotto, falafel and ham
Is it dogma, doughnuts, ridicule faith
Fear of the dark, or shame or disgrace
That we would choose to kill the child
That we would choose to kill the child
It's cold in the desert
And the space is too big
The rope is too short
And the walls are too thick
I will show you no weakness
I will mock you in song
Berate and deride you
Belittle and chide you
Beat you with sticks
And bulldoze your home
You can watch my triumphant procession to Rome
Best seat in the house
Up there on the cross
Is it anger or envy, profit or loss
That we would choose to kill the child
That we would choose to kill the child
Take this child and hold him closely
Keep him safe from the holy reign of terror
Take this child hold him closely
Take this child to the moral high ground
Where he can look down on the bigots and bully boys
Slugging it out in the yard
martedì 11 dicembre 2012
Il burqa degli Emirati Arabi
Spesso succede, quando si sente parlare del " burqa", che la nostra mente associ a quella parola l’indumento lungo di colore blu indaco indossato dalle donne afghane o il velo nero che copre il volto della donna indossato in Arabia Saudita: poco si sa, o quasi nulla, invece del Burqa indossato dalle donne degli Emirati Arabi o quello delle beduine in generale.
Per anni l'immagine del burqa delle donne degli emirati arabi ha accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza, ed ho quindi deciso di parlare un po’ di questo accessorio molto prestigioso e tradizionale indossato da queste donne, ed un po’ della sua storia e delle sue origini.
Il burqa è un indumento femminile portato da quasi tutte le donne beduine del medio oriente. Può variare nella tipologia della forma, però la caratteristica comune è la protezione del volto. Lo scopo principale di questo accessorio femminile, infatti, era la protezione dal sole e dalle tempeste di sabbia, utilizzato a tal fine per secoli e secoli dai popoli nomadi.
Simbolo di femminilità e potere:
La forma particolare del burqa evidenzia e mette in risalto gli occhi cerbiatti della donna mediorientale. Infatti è sempre stato un simbolo di seduzione ed enfasi a favore della donna, un accessorio di fondamentale espressione comunicativa, di femminilità e non di pura sottomissione, come normalmente al giorno d’oggi lo si associa.
Il burqa può essere fatto di vari materiali: lino, cotone o anche in pelle, dipendentemente principalmente dalle condizioni climatiche in cui si trovano i beduini. Inoltre il burqa può contenere varie decorazioni che richiamano l’appartenenza alle origini, al clan o al paese stesso. Si può capire di che rango è la donna da come il burqa viene abbellito, per esempio con monete, o con cuciture particolari con fili d’oro o con gioielli incastonati.
E grazie a tutti questi elementi che il burqa era diventato un oggetto di fondamentale importanza per la donna, sottolineando, inoltre, la sua posizione nella società. Infatti in base alla forma ed alla grandezza di questo accessorio si poteva capire se la donna era ancora nubile, sposata piuttosto che adulta o ancora adolescente.
Possiamo immaginarlo come una specie di maschera, di varie forme. Quello degli Emirati Arabi, e un po’ di tutta la zona del Golfo Persico, ha una forma un po’ appuntita, che richiama la forma del becco di un falco, un uccello molto potente e nobile per il popolo dei beduini. Grazie alla sua particolare forma, esalta l’occhio della donna, incorniciandola in una maschera (burqa) di colori cangianti, diventando cosi un oggetto di moda e di desiderio per ogni donna.
Al giorno d'oggi, il suo utilizzo è limitato e difficilmente siamo in grado di vedere donne in giro per i mercati che portano il burqa; forse qualche donna anziana, ancora legata alle tradizioni, lo porta con tanto orgoglio ed affetto. C’è stata una trasformazione del significato di questo accessorio: da oggetto di tradizione è diventato oggetto di nicchia.
Infatti lo possiamo vedere in occasioni come il matrimonio o in feste molto esclusive, dove le ragazze lo portano come simbolo di prestigio e di vanto facendolo così un oggetto di moda ed esclusivo.
giovedì 29 novembre 2012
Il profumo del Henna
Quando penso al henna mi riaffiorano subito tanti ricordi profumati legati alla mia infanzia. Spesso a casa mia, in media ogni 2 o 3 mesi, si sentiva il profumo del henna. Era un momento di divertimento per i ragazzi, gran caos e sporco per le mamme ma tante risate per tutti. Infatti mia sorella Sara sin da piccola adorava tingersi i capelli con henna, era un modo per essere alla moda ed avere i capelli colorati spendendo quasi nulla (la polvere del henna presa al souk) ed allo stesso momento un tocca sana nutriente per il capello. Il restante delle sorelle si divertiva decorandosi le mani e i piedi con la pasta del henna.
Lascio a voi l’immaginazione del risultato di una giornata intera di henna.
Origini
Figura femminile in terracotta con disegni di henna applicate alle mani ed i seni, 7 sec AC, Cipro. |
E’ difficile tracciare le origini e l’inizio dell’uso del Henna: l’unica cosa certa che sappiamo, grazie alle tracce ed evidenze trovate, è che questa forma di abbellimento era già in gran uso sin dai tempi neolitici nel sito di Catal Huyuk(nell’attuale Turchia). Infatti le donne abbellivano le mani ed i piedi utilizzando l’henna disegnando varie forme geometriche, in base alle funzioni religiose che venivano richieste: rituali di superstizioni, rimozione del malocchio, maggiore fertilità o protezione. Altre civiltà, come la Babilonese, Assira, Sumera, ed Egizia, hanno utilizzato l’henna sempre con lo stesso scopo, religioso ed ornamentale.
La Pianta
Il suo nome scientifico è Lawsonia inermis ed è un arbusto spinoso della famiglia delle Lythraceae. E’ una pianta che ha bisogno del clima caldo per crescere e la sua altezza può variare dai 4 a 8 metri. La puoi trovare in Iran, il Pakistan, Siria, Marocco, Palestina, Yemen, Egitto, Uganda, Tanzania, Afghanistan, Senegal, Kenya, Etiopia, Eritrea e in India.
La polvere del henna viene ricavata dalla macinatura delle foglie e dei ramoscelli essiccati e la tonalità della polvere può variare dal giallo-verdastro al rosso-bruno, in base alla composizione di rami e foglie essiccati.
Come preparare il Henna?
La preparazione del henna è molto semplice, la può preparare chiunque. Gli ingredienti fondamentali sono: Polvere di henna , del tè molto scuro (tè nero) e a piacimento delle gocce di limone. Si mescola per bene tutti gli ingredienti fino ad ottenere una miscela omogenea cremosa, ma allo stesso tempo non troppo compatta.
Una volta pronta la miscela la si può già applicare sui capelli, dopo di che si lascia riposare il tutto per circa 5 ore. Invece, se si vuole applicare il henna sulle mani o sui piedi, bisogna fornirsi o di bastoncini piccoli o una di siringa, utili per disegnare.
Religione, benefici e magia
Nel corano la pianta del henna viene nominata e anche benedetta per le sue numerose proprietà curative e di benessere. Alcuni esempi curativi sono:
• la sterilizzazione, infatti veniva applicata dai contadini dopo la giornata nei campi come metodo per sterilizzare gli arti dai tagli e dai batteri.
• Allevia il dolore causato dalle scottature;
• Sano ricostituente della pelle: infatti l’utilizzo del henna nella fase di lavaggio/scrubbing del corpo serve a rimuovere le cellule morte e allo stesso tempo dona alla pelle un aspetto più sano e più morbido.
E proprio grazie alle sue particolarità e ai vasti benefici è stata sempre adottata tra i popoli, facendo fin dagli esordi parte degli usi e dei costumi locali, e poi mantenuti nel corso dei vari secoli: tra i più importanti, rituali magici e di esoterismo. Per esempio, per togliere il malocchio, spesso si fanno dei disegni particolari sulla mano per scacciarlo; nel caso di maggiore fertilità si applicano altri disegni o forme.
L’arte del henna fa parte dei usi e costumi di tutto il medio oriente. Possono forse differire nella forme delle righe o nei disegni e significati, però è una tradizione che è stata tramandata nei secoli. Infatti nelle varie cerimonie, come nel giorno del Eid (festa religiosa musulmana), in caso di nascite o nei matrimoni viene spesso usato il henna per decorare le mani e i piedi, dando così un maggior tocco di femminilità e bellezza alla propria persona o semplicemente per dare una espressione di gioia all’evento celebrato.
Il matrimonio e “la notte del henna”
In tanti paesi del medio oriente, decorare la sposa con il henna è proprio parte del rito matrimoniale. E’ una usanza che riserva un posto speciale tra gli usi e costumi tramandati. Tra questi, “la notte del henna” che è una cerimonia diffusissima in Palestina e in Giordania. Non ci si può mica sposare senza avere celebrato il giorno prima delle nozze l’attesissima “notte del henna”!! “La notte del henna” è una sorte di cerimonia che coinvolge entrambi i lati, sia la famiglia della sposa, sia quella dello sposo, anche se però è di più significato per la sposa.
Si inizia partendo dalla casa dello sposo: un gruppo di donne porta sulla testa un vassoio di henna decorato con petali di fiori profumati e candele. Questo vassoio viene passato da donna in donna a turno e tra canti e balli si avviano verso la casa della sposa. Una volta arrivati a destinazione, le donne iniziano a decorare le mani della sposa e lo sposo con il henna (a volte per velocizzare i tempi si disegnano semplicemente le iniziali di lei e lui), dopodiché lo sposo offre la sposa il mahr (la dote), tutto questo accompagnato da balli, canti e tanta musica tradizionale palestinese.
Durante la notte spesso vengono cantate molte canzoni popolari e folcloristiche Mardudeh (canzone cantata soltanto dalle donne e consiste nel cantare ripetutamente alcune strofe per varie volte) che narrano leggende inerenti al giorno del matrimonio, storie della vita quotidiana simpatiche o semplicemente per enfatizzare la bellezza della sposa con il henna.
Tra le più cantate e di particolare importanza, la seguente:
Hanno abbellito le spose con il henna, ma ho lasciato fuori le mie mani
Quant’è meraviglioso stare assieme alle amiche
Hanno abbellito le spose con il henna, ma ho lasciato fuori le mie dita
Quant’è meraviglioso stare assieme ai bambini
Quant’è meraviglioso stare assieme alle amiche
Hanno abbellito le spose con il henna, ma ho lasciato fuori le mie dita
Quant’è meraviglioso stare assieme ai bambini
*** *** ***
Hey sposo! Senti quello che ho da dirti
Che ti cada la casa sulla tua testa
Se la vostra sposa è ancora vergine il mattino dopo
Finirai ad essere preso in giro dalle risate
Che ti cada la casa sulla tua testa
Se la vostra sposa è ancora vergine il mattino dopo
Finirai ad essere preso in giro dalle risate
*** *** ***
Nel nome di Dio, Vai verso la dimora di Zeina(la sposa) oh!
Tu, una rosa in mezzo al giardino
Tu, un gambo di garofano, sposa
Ci avvolgi noi in rose
Tu, un gambo di garofano, sposa
Ci avvolgi noi in rose
*** *** ***
Nel video seguente ascolterete un brano popolare cantato durante “la notte del henna”.
mercoledì 14 novembre 2012
"Nel Baratro" di Michele Giorgio
La cronaca dei drammi quotidiani in Palestina è il rumore sordo, di fondo, della nostra contemporaneità. Michele Giorgio, con i suoi articoli, rompe il silenzio crescente intorno ad un popolo costretto a vivere da decenni sotto occupazione. Un’accurata selezione delle cronache, interviste, analisi e reportage restituisce in questo libro un’unica storia che va dal 2000 al 2012.
Pur seguendo un criterio principalmente cronologico, il testo riesce a cogliere prospettive analitiche, spesso taciute, in merito allo scontro israelo-palestinese, non esclusivamente ideologico, ma ancor più politico, economico e sociale. E nel loro procedere, gli articoli conferiscono ad una realtà percepita spesso come molto lontana una connotazione dì quotidianità e concretezza.
Dalla “passeggiata” di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee di Gerusalemme, che sprigionò la scintilla della seconda Intifada nel 2000, alla rioccupazione israeliana delle città autonome palestinesi; dalla condanna all’ergastolo del “comandante dell’Intifada” Marwan Barghouti alla malattia “misteriosa” che nel 2004 uccise Yasser Arafat; dall’ascesa di Hamas all’offensiva “Piombo fuso”. Fino al terribile e assurdo assassinio di Vittorio Arrigoni.
Per questa notizia non c’è bisogno di andare a vedere che giorno è. È ininterrottamente lo stesso giorno, quasi un intercalare temporale nell’arco di più di mezzo secolo in Medio Oriente. Che quotidianamente ripropone, scriveva Eduard Said «la tragedia di essere vittima delle vittime».
Dalla prefazione di Tommaso Di Francesco
Autore
Michele Giorgio è originario di Caserta, dove è nato nel 1961. Giornalista professionista, è corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano il manifesto e collabora con altre testate giornalistiche. Da due anni amministra il sito d’informazione Near East News Agency (Nena News).
venerdì 9 novembre 2012
"Gente (non) comune".. Libro da leggere
Da donna a donna, ma non solo. Storie e interviste per conoscere l'universo femminile: dal ministro Giorgia Meloni alla partigiana Ester Riposi, dalla sarta autodidatta esperta nel taglio di abiti da sposa all'infermiera di Nobile, dalla fotografa Fatima Abbadi alla poetessa Simonetta Giungi, dalla scrittrice Cristiana Bullita all'Universitaria Paola Lanaro,a Wanda Montanelli..
"Gente (non) comune" ultimo libro della poetessa Fausta Genziana Le Piane, alla Feltrinelli.
Indice del libro
http://www.faustartepoesia.org/
venerdì 19 ottobre 2012
Portrait of a Princess
Princess Durri-Chechvar Sultane
Princess and daughter of Caliph Abdulmecid II (born May 30, 1868, Constantinople, Ottoman Empire [now Istanbul, Tur.]—died Aug. 23, 1944, Paris, Fr.), was the last caliph and crown prince of the Ottoman dynasty of Turkey.
9 years old. Photograph by Sebah & Joaillier, July 1923 |
giovedì 18 ottobre 2012
Fairuz - Shahrazad
(The choir)
Oh Shahrazad, sing for love, sing for the nights, love has returned
Oh Shahrazad, the farness is close in my mind despite the distance
Repeat it again, and again, and again oh Shahrazad
How come these songs are bringing us back to the joys that were once ours?
The days of youth, the flower of the evenings
Fragrance has returned to the story
Repeat it again, and again, and again oh Shahrazad
(Fairuz as Shahrazad)
I am Shahrazad of the poem and my voice is the song of pain
Every day I once again leave in the morning
Shahryar used to destroy women
Destroying the poems, and the people, and the names
I've seen the tears of the virgins and heart the weeping of the years
And how the virgins are lost in a palace of pain and moaning
And then Shahryar started staying up late every night longing
And thus became a prisoner for 1000 nights
And became a prisoner to the story
And so the story will free the female captives
Rise up, oh captives, for I am Shahrazad
(the choir)
Oh beautiful Shahrazad bend slowly
And fly like a song in the night and go
(Shahrazad)
Oh you who blame me in love, love is but a reproach
The distance has made my tears run and exhaustion healed me
Since you told me you loved me, I've lowered my eyes in shame
Let's talk about our first night
فيروز - شهرزاد
يا شهرزاد غني الهوى غني الليالي فالشوق عاد
يا شهرزاد و للنوى قصر ببالي رغم البعاد
و أعيدي و أعيدي وأعيدي يا شهرزاد
ما للأغاني عادت بنا صوب المغاني التي لنا
يوم الصبايا زهر العشايا و للحكايا عطر يعاد
و أعيدي و أعيدي وأعيدي يا شهرزاد
أنا شهرزاد القصيدة و صوتي غناء الجراح
أنا كل يوم جديدة أهاجر عند صباح
و كان شهريار يبدد النساء
يبدد الأشعار و الناس و الأسماء
رأيت دموع العذارى سمعت بكاء السنين
و كيف تضيع العذارى بقصر الضنى و الآنين
و كان شهريار يسهر كل ليلة
مستوحشا فصار سجين ألف ليلة
و صار سجين الحكاية
و قلت للحكاية ألا حرري السجينات
إنهضن يا سجينات أنا شهرزاد
يا حلوة الغزل ميلي على مهل
طيري كأغنية في الليل و إرتحلي
يا لائمي في الهوى إن الهوى عتب
أجرى دموعي النوى و شفاني التعب
مذ قلت حبك لي أغضيت من خجلي
خلي الكلام على ليلاتنا الأول
To read the whole story about Shahrazad click at the following link:
photo by: Fatima Abbadi |
lunedì 8 ottobre 2012
mercoledì 19 settembre 2012
Alice In Wonderland Origins
It all started way back in 1862 on a sunny july afternoon, Charles Dodgson (better known by the pseudonym Lewis Carroll ) was having a boat riding on the River Thames, near Oxford. With him on his ride there were the three sisters Liddell , Lorina, Edith and the middle sibling, eight-year-old Alice. They were the daughters of his friend Henry Lidell, Vice-Chancellor of Oxford University and Dean of Christ Church College.
During the boat trip, he narrated to the sisters a story about a girl called Alice and her fantastical adventures. Having enjoyed the story, the real Alice told Dodgson to write it down so she might read it again and that was the start of Alice's tales in wonderland.
Influences
Alice and the rest of Wonderland tales continue to inspire or influence many other works of art to this day. Over the years, many photographers, writers, movie makers , illustrators identified themselves in her world either in a direct or indirect way.
Vladimir Clavijo Telepnev, photographs 2008
|
Original illustrations from Alice's Adventures in Wonderland, drawn by John Tenniel.
Famous quotes in daily life
Famous quotes in daily life
- “Drink me”, “Eat me”
- “'Curiosity often leads to trouble!' Cried Alice ”
- "’Curiouser and curiouser!’ Cried Alice".
In the present, many people use Alice's exclamations or phrases in their daily talking. For example "Curiouser and curiouser!" it's oftenly used when people feel that they are seeing or experiencing something that does not make sense, or that imparts a sense of wonder. Sometimes these phrases are used in irony or with a sarcastic manner.
venerdì 14 settembre 2012
Il femminismo de “Le mille e una notte”
Spesso “Le Mille e
una notte” (titolo
originale in arabo: Alf laila wa laila) viene vista come una storia
d’avventura, dai posti mistici e magici nella lontana Persia. Pieno di damigelle, emiri, cavalieri che
destreggiano i migliori destrieri , lampade magiche e velieri che solcano i
sette mari . Tutto questo avvolto da un’ aura profumata di sandalo e mirra che
magicamente ti trasportano su un tappeto
volante a fluttuare negli incantati racconti
di Shahrazad e il suo sultano Shahrayar.
“La Storia”
“La Storia”
Cera una volta un sultano di nome Shahrayar , che era
innamoratissimo della sua moglie e durante un suo viaggio venne
a scoprire della infedeltà della sua regina e cosi ha ordinato subito la
sua decapitazione. Questo grande dolore
ha innescato in lui una grande ira e a causa di questo, si era promesso che ogni sera avrebbe preso in
sposa una vergine con lo scopo di
decapitarla la mattina successiva.
Dopo pochi anni, tutte le donne del regno del sultano o si erano
trasferite lontano o erano state uccise
sotto i suoi ordini. Nessuna donna era più rimasta come sposa tranne Shahrazad e Dinarzade, le figlie del visir del regno.
Shahrazad, la figlia maggiore, era una ragazza dalla cultura molto vasta. Era una appassionata di storia, poesia,
filosofia, arte e le scienze. Era famosa per la sua gentilezza e il suo bel comportamento, cosi decise da un
giorno all’altro, contro la volontà del suo padre di sfidare il sultano
Shahrayar e presentarsi come sposa.
La notte del loro matrimonio, Shahrazad aveva incaricato alla sorella di suggerire al
sultano di ascoltare una storia prima di addormentasi e cosi fu
stato fatto. Shahrayar era rimasto ammagliato dal racconto
avventuroso di Shahrazad, ma al sorgere del sole la neo sposa ha interrotto il racconto e la storia non era finita. Il sultano chiese di
finire la storia, ma Shahrazad astutamente risposi che non c'era più tempo, perché era quasi
l'alba ed era giunta l’ ora della sua decapitazione. Ha aggiunto che li dispiaceva perche il
racconto non fosse terminato e che la storia successiva era ancora più emozionante.
La curiosità stimolata nel sultano fu cosi grande, che il
giorno successivo diedi ordini di
sospendere l’esecuzione per quel giorno alla neo regina solo per poter sentire
il resto della storia più tardi quella notte. Questa strategia di attesa continuò
per mille notti. Shahrazad ha continuato a narrare al suo marito una
nuova storia ogni sera, ma fermandosi poco prima dell'alba cosi che era costretto
a tenerla in vita. Alla fine delle mille e una notte i racconti ebbero fine e Shahrazad
confessò di avere terminato il suo piano. Il sultano fu colpito dalla sua
intelligenza e la perdonò perche era riuscita a cambiare il mostro che era
diventato e far tornare al sultano amoroso e buono che era.
“Simbolo di femminismo”
Tuttavia non è soltanto questo quello che caratterizza
questo racconto, la chiave di lettura è
ben altro. Il personaggio della regina Shahrazad da molte studiose femministe, viene interpretato come una delle più grandi strateghe
femminili di tutti i tempi. Anche se il sultano originariamente venne
descritto come il re supremo che comanda la vita e la morte dei suoi sudditi,
cade facilmente vittima di un semplice ma audace e astuta donna. Per suscitare la curiosità del
suo sultano, Shahrazad tramite i suoi racconti è stata in grado di modificare
e cancellare i lati negativi del suo carattere e far emergere il bello che cera
in lui.
“Fonte d’ispirazione”
Inoltre il personaggio di Shahrazad nella storia è stato anche una fonte di ispirazioni,
leggende popolari, balletti e sinfonie. Come
nel caso del famoso compositore russo Rimsky Korsakov che nel 1888 composi questa suite orchestrale basata sul libro delle mille e una notti.
mercoledì 12 settembre 2012
Fairuz, l’ambasciatrice dalle stelle
Fairuz, è considerata
dal mondo arabo un icona ed “ambasciatrice presso le stelle”. Una figura
nostalgica e malinconica che però con la sua simplicità ha conquistato tutti e
con la sua voce da usignolo ha commosso milioni di persone. Spesso
nelle sue canzoni ha parlato dell 'amore, la libertà, l'ingiustizia,
l'orgogio per la sua terra e la Palestina. Lei è la più celebre cantante ed
un simbolo quasi patriotico per tutto il mondo arabo.
Originariamente dal libano ed assieme alla cantante egiziana Umm Kalthoum
sono di maggior rilievo ed importanza della storia della musica araba nel
ventesimo secolo.
Nata il 21 novembre 1935 a Jabal el Arz (Libano) col nome di Nuhad Haddad,
dimostra subito il suo talento e l'amore per il canto e la musica sin dalla sua
prima infanzia. Da piccola spesso passave le ore ad ascoltare la radio o
cantare brani delle più celebre dive di quel momento come Laila Murad ed
Asmahan.
A scuola viene subito notata per la suo talento e le sue capacità nel
trasformare canti e inni nazionali in qualcosa di incredibile e sublime.
Nel 1950, un insegnante presso il Conservatorio libanese in cerca di nuovi
talenti, senti la sue voce ed rimasi colpito. Si rese conto subito di aver fatto una scoperta e subito le ha fatto la proposta di cantare inni
nazionali presso la stazione radio a Beirut.
Poco dopo, Fairuz venne introdotto ai fratelli Rahbani, Assi e Mansour, e fu un incontro che ha segnato l'inizio della sua carriera formidabile. In quel periodo, pure loro lavoravano alla radio come musicisti e c'è stata subito una strana chimica tra di loro. Sapendo del mostruoso talento che c' era in Fairuz, assieme al loro genio,cultura musicale e talento hanno iniziato a comporre musica per lei e fu cosi che è nata una stella.
Da quel momento la sua carriera come cantante e musicista è stata in continuà crescita fino ad essese un' emblema nel mondo fino a raggiungere il titolo di “ambasciatrice presso le stelle”.
Canzone
storica di Fairuz “Gerusalemme: Il fiore
delle città (Zahrat Al-Madaen)”
lunedì 3 settembre 2012
Who was Juliano Mer Khamis ...
Juliano was a freedom fighter who belived in ...
FREEDOM FREEDOM MUSIC FREEDOM SPIRIT FREEDOM FREEDOM MOTHER FREEDOM PLAYGROUND FREEDOM FREEDOM PLAY FREEDOM FREEDOM HAPPINESS FREEDOM FREEDOM RUN FREEDOM LAND FREEDOM THEATER FREEDOM FREEDOM ART FREEDOM FREEDOM JUSTICE FREEDOM FREEDOM FREEDOM NO VIOLENCE FREEDOM MUSIC FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM PEACE FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM CULTURE FREEDOM SCHOOL PEACE FREEDOM LAUGH FREEDOM SPEECH FREEDOM FAMILY FREEDOM FREEDOM FREEDOM NO SEIGE FREEDOM FREEDOM PLAY DANCE FREEDOM LAND FREEDOM FOOTBALL FREEDOM PEACE FREEDOM ART FREEDOM FREEDOM FREEDOM SAFE COUNTRY FREEDOM FREEDOM CHILD FREEDOM FREEDOM FOOTBALL FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM CULTURE FREEDOM CHILD FREEDOM MUSIC FREEDOM LAUGH FREEDOM FREEDOM FREEDOM SCHOOL FREEDOM FREEDOM INTERNET FREEDOM PEACE FREEDOM PLAY FREEDOM LAND FREEDOM SING FREEDOM FREEDOM FREEDOM ART FREEDOM FREEDOM FREEDOM DANCE FREEDOM FREEDOM CHILD FREEDOM FREEDOM SAFE COUNTRY FREEDOM PRESS FREEDOM DREAM FREEDOM FREEDOM CULTURE FREEDOM FREEDOM LOVE FREEDOM CHILDHOOD
May your soul fly forever free Juliano Mer Khamis
FREEDOM FREEDOM MUSIC FREEDOM SPIRIT FREEDOM FREEDOM MOTHER FREEDOM PLAYGROUND FREEDOM FREEDOM PLAY FREEDOM FREEDOM HAPPINESS FREEDOM FREEDOM RUN FREEDOM LAND FREEDOM THEATER FREEDOM FREEDOM ART FREEDOM FREEDOM JUSTICE FREEDOM FREEDOM FREEDOM NO VIOLENCE FREEDOM MUSIC FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM PEACE FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM CULTURE FREEDOM SCHOOL PEACE FREEDOM LAUGH FREEDOM SPEECH FREEDOM FAMILY FREEDOM FREEDOM FREEDOM NO SEIGE FREEDOM FREEDOM PLAY DANCE FREEDOM LAND FREEDOM FOOTBALL FREEDOM PEACE FREEDOM ART FREEDOM FREEDOM FREEDOM SAFE COUNTRY FREEDOM FREEDOM CHILD FREEDOM FREEDOM FOOTBALL FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM FREEDOM CULTURE FREEDOM CHILD FREEDOM MUSIC FREEDOM LAUGH FREEDOM FREEDOM FREEDOM SCHOOL FREEDOM FREEDOM INTERNET FREEDOM PEACE FREEDOM PLAY FREEDOM LAND FREEDOM SING FREEDOM FREEDOM FREEDOM ART FREEDOM FREEDOM FREEDOM DANCE FREEDOM FREEDOM CHILD FREEDOM FREEDOM SAFE COUNTRY FREEDOM PRESS FREEDOM DREAM FREEDOM FREEDOM CULTURE FREEDOM FREEDOM LOVE FREEDOM CHILDHOOD
May your soul fly forever free Juliano Mer Khamis
venerdì 31 agosto 2012
Kuffiya: A journey from heritage to resistance.
A kuffiya is a classic traditional male headdress of arab culture in the middle east. It is even commonly known even as “hatta” or even “shemagh”. The kuffiya played an important role in the arab heritage and resistance. This type of headdress has been worn for centuries by men in the middle-east and its main function was to protect from the sun, storms , the chill of the night.
Typically a kuffiya is made from cotton or wool and is cut in a square shape fabric. Generally there are 3 types of patterns that are commonly diffused. It can be either in chess black and white, chess red and white or plain white. The difference in patterns depends on the region that you are situated.
How to wear a kuffiya?
It has many ways to be worn, it depends in which occasion you are or what are you doing. For example, the classical way consists in folding it in a triangle on the head, take the two extreme peaks that fall above your shoulders and fold them again on the head. Often the kuffiya is set hold and firm around the head with a black round cord type made of woven cotton, called “egal”.
History and kuffiya’s role in resistance.
img.1 |
The Kuffiya played an important role in history since the thirties against the oppression of the British mandate. In Palestine it became a symbol of patriotism, adopted by many Palestinians from the rural areas against the fez (Turkish head cap)worn in urban areas. Patriots who supported the grand mufti Amin Al Hussaini during the Great Arab Revolt. In many areas during that period British army used to imprison anyone wearing his sort of headdress.
In present days this traditional headdress gained popularity among people and activist due to the Palestinian leader Yassir Arafat that adopted it as a symbol of Palestinian identity, resistance and struggle against the Israeli occupation.
Now all over the world the Kuffiya is sold and worn. A “heritage statement” that once was passed from father to son, nowadays it has become a “symbolic statement” of resistance and solidarity with the Palestinians , Palestinian land and Palestinian heritage.
All photo's are taken by Fatima Abbadi except "img.1"
venerdì 24 agosto 2012
Palestinese, il mio nome è Palestinese
Palestina,
terra martoriata e occupata,
villaggi dimenticati e vie senza nomi
figli orfani e donne in lacrime e uomini senza casa e senza tetto
Piango e urlo forte
Bruciate pure la mia casa,
i miei libri e la mia scuola
però la mia identità e forte come la roccia e scorre nelle mie vene
“Palestinese, il mio nome è Palestinese”
(scritto da Fatima Abbadi)
lunedì 6 agosto 2012
Funny Ramadan parade.
pictures by Fatima Abbadi
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